Basta mettere a paragone l’infanzia di sessanta anni fa con quella di oggi per capire come le cose siano cambiate radicalmente.  Un tempo si giocava a campana sulla strada davanti a casa, a palla coi bambini del quartiere; un bambino contava sulle dita delle mani i propri giocattoli e gli stimoli erano nettamente minori. Oggi quello che un bambino possedeva in tutta l’infanzia sono i giochi ricevuti per un solo compleanno (forse), i ragazzi sono esposti fin dalla prima infanzia alla tecnologia e il virtuale rischia di sostituirsi completamente alla realtà: per i ragazzi di oggi è difficile comunicare, è più facile nascondersi dietro ad una chat o ad un profilo social e la tecnologia può essere una grande alleata oppure una lama tagliente. E’ sempre più facile entrare in contatto con droga, alcool e sesso ad età sempre inferiori.

I dati

Basti pensare che 4 milioni tra i 15 e i 64 anni hanno sperimentato sostanze psicoattive illegali almeno una volta nel 2017. Nel corso degli anni, inoltre, l’età dei consumatori si è abbassata in maniera pericolosa fino all’età di 13 anni. La maggior parte sono ragazzi di sesso maschile tra i 15 e i 19 anni all’insaputa delle famiglie.

Se parliamo di sesso invece un’indagine dell’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza, condotta nel 2013 su 1.400 giovani di sette scuole diverse, ha svelato in particolare che il 19% degli adolescenti ha rapporti sessuali prima dei 14 anni, una cifra quasi raddoppiata rispetto alle stime dell’anno precedente.

Cosa fare?

Spesso le famiglie non sanno come comportarsi, a volte hanno dei sospetti, altre i ragazzi nascondono molto bene i loro problemi. Il genitore deve porre molta attenzione a qualsiasi cambiamento: mancata presenza a scuola, compagnie poco raccomandabili, bugie, abbigliamento, uso smodato dello smartphone, serie tv guardate, musica ascoltata… dietro a questi campanelli d’allarme possono nascondersi casi di cyberbullismo, contatti col mondo della droga, uso di alcolici, sexting e molto altro.

Le famiglie spesso non vedono e molto spesso non sanno come intervenire in tempo prima che la situazione diventi più grave.

A chi rivolgersi?

In questi casi l’investigatore può essere la chiave di volta: può controllare il giovane monitorando gli spostamenti, controllandolo nel tempo libero e fornendo informazioni sulle frequentazioni. In questo modo la famiglia avrà un quadro più chiaro senza però minare la fiducia ed il rapporto col proprio figlio.

Figli in affido: come intervenire

L’investigatore è utile anche in questo caso. Se ci sono problemi è necessario reperire prove per dimostrare l’inadeguatezza del coniuge che ha in affido il figlio. Normalmente viene scelto l’affidamento congiunto ma si possono presentare situazioni che determinano problemi con uno dei genitori. L’investigatore po’ reperire prove utili per richiedere l’affidamento esclusivo.

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